I Quattro Simboli - Quello che resta...

Una mattina ci risveglieremo cambiati, come se nella notte qualcosa fosse improvvisamente accaduto dentro di noi. In quel momento sapremo che la massa, macerata e compressa dei nostri ricordi avrà generato un simbolo, da portare con noi per tutta la vita. (Pietro Citati, L'armonia del mondo)

Questi sono i Quattro Simboli che si sono staccati dall'albero della vita quest'autunno, come tarocchi di una zingara: la Strada, il Sogno, il Fiore Secco, il Fantasma.  

C'è solo la strada su cui puoi contare. (Giorgio Gaber)

Erano ore che guidava sotto un diluvio, gli occhi stanchi, la testa e le gambe pesanti, la malinconia della pioggia e la certezza di avere perso, lui stesso si sentiva ormai perso sotto una pioggia fredda e incessante, una nebbia di gocce gli impediva di vedere dove portava la strada, non c'era una casa a cui arrivare solo una tensione stanca verso un luogo ormai perso nel tempo.
La strada era la stessa dell'andata eppure sembrava avessero strappato la destinazione dalla cartina, forse era lui che non ritornava davvero, era il corpo che tornava, la mente era altrove, e l'anima era stata fatta a pezzi per ritrovare la strada di casa.
Un senso di smarrimento lo teneva stretto alla strada sferzata dalla pioggia, forse sapeva che alla fine di tutta quella strada non sarebbe arrivato da nessuna parte ma sentiva anche che non poteva fare altro che continuare a correre fino all'epilogo, qualunque esso fosse.


Non agogno che la virtù del sogno: l'inconsapevolezza. (Guido Gozzano)

Vita e Sogni son due mondi distinti; Io mi sento come un soldato di una di questi due nazioni che fa guerra al suo fratello, al nemico; quanto sangue ho versato, ora son qui, sopra di me solo cielo e cadaveri.
Per anni avevo sognato l'amore che sistemava tutto, i viaggi alla scoperta del mondo, le avventure e le estati da vivere fino all'ultima ora di sole, ora seduto in un posto affollato da speranze spettrali, vedevo l'autunno ergersi a sistema di vita e far ingiallire e cadere di colpo tutti i sogni.
L'inconsapevolezza, l'ingenuità dei primi voli era perduta, librarsi pesanti e stanchi era difficile, il crollo era dietro la prossima nuvola, i venti erano contrari e il cielo era un mare d'aria in cui non mi ricordavo più come nuotare. Non so se l'autunno me l'ero cercato o era semplicemente arrivato, ora comunque non importava, tutto cadeva leggero danzando al vento del cambiamento.


I Gigli marci male odorano ben più dei rovi (W. Shakespeare)

I fiori per lei giacevano secchi in un angolo, le rose rosse erano avvizzite in un rugoso e fragile ocra.
Le mille lettere, poesie, fotografie non erano ancora cenere, ma la fiamma del tempo sprecato già le avvolgeva, i fumi velenosi di un incendio a lungo rimandato filtravano da sotto le porte.
Non c'è nulla di più velenoso di un amore morto; Lei era goccia di sangue che cadeva lenta e continua. Lei era l'ultimo ripiegamento che la sua anima sarebbe stato in grado di fare, al di là di quell'amore morto c'era un deserto. La delusione aveva rinsecchito ogni fonte di futuro, il domani rischiava di essere già marcio come lo ieri. Delusione e Speranza sono il male e la medicina che ci rendono mortali, ma sono i suoi occhi svuotati, fiori regalati a Maggio e restituiti a Novembre*, che mi uccideranno.

* (De André, Verranno a chiederti del nostro amore)


I Camposanti non hanno rimpianti, sei tu che li covi, li rendi fantasmi... 

(Baustelle, Monumentale)

Il passato è una simile a un cimitero al tramonto, tanto tempo perduto, illuminato da una luce che tra poco sparirà. Lei entrava e usciva dai suoi ricordi, lei era i suoi ricordi, qualcuno dei suoi perché e molto sentimento nascosto. Lei era il fuoco del rimpianto, era la somma di tutti gli errori, era il dazio della giovinezza. Eccola li venire verso di me con quel sorriso dolce e assente, la corporatura minuta, l'aria seria di una donna con un viso da bambina, gli occhi verdi e stanchi che ad ogni sguardo cercano di dissimulare il dolore, fantasma di giorni felici, di un amore di un'altra epoca, di una anima pura e ora spezzata, lei era il mio fantasma. Qualcuno scrisse, mi sembra Baudelaire, uno che ben soffriva, dove c'è dolore il suolo è sacro; ecco i suoi occhi erano due santuari in cui la mia anima vorrebbe rinchiudersi a espiare la perdita della purezza.

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