Memorie dalla Zona - Giorno 2 (terza parte)
Amico o nemico? Forse non conviene provocare un uomo che da solo controlla l'intera economia della Zona.
(terza parte)
Mi svegliai quando ormai mezzogiorno
era passato, aveva smesso di piovere e potevamo recarci da Sidorovich. Uscimmo
dalla casa e ci dirigemmo fuori dal villaggio, il bunker era poco lontano ma
ben nascosto, una porta blindata disposta in orizzontale in un boschetto poco
lontano. Aleksey e Sergey scesero per primi.
“Perché non entriamo anche noi?”
chiesi all’Italiano
“Perché laggiù si sta stretti”
disse, poi sorridendo “inoltre il trafficante non ama avere la fila, dice che
non è un dottore”
“Com’è? C’è qualcosa che dovrei
sapere su quest’uomo?”
“E’ un uomo scaltro ed
intelligente che pensa solo al suo tornaconto, tutto sommato è abbastanza
onesto ma non muove un dito se non ha la possibilità di guadagnare qualcosa. Se
accetti un lavoro da lui cerca di portarlo a termine ad ogni costo altrimenti
non vedrai più un equipaggiamento buono per almeno un mese. Oh, eccoli che
escono. Avete fatto presto.”
“Dì pure che ci ha sbattuti
fuori” rispose Sergey “ci ha chiesto perché abbiamo ritardato per ciò gli
abbiamo raccontato velocemente la nostra avventura degli ultimi due giorni, ora
è curioso di sapere i dettagli”
“Va bene, andiamo”
Scendemmo una scalinata che ci
portò ad un’altra porta a tenuta stagna ed entrammo in una piccola stanza, una
sorta di anticamera delimitata da sbarre al di la delle quali c’era una
scrivania in legno e dietro di essa un uomo anziano, basso e piuttosto grasso
che ci osservava con due occhi porcini. Dietro di lui potevo intravedere un
grande ambiente in ombra, chissà per quale motivo avevano costruito un luogo
del genere.
“Venite avanti, non vi mangio
mica” disse in tono gioviale, anche se c’era una strana nota nella sua voce
“cosa mi ha portato Italiano?”
“Io niente, sono venuto ad
accompagnare il mio nuovo amico qui, lo chiamiamo Smemorato perché non ricorda
nulla, a quanto pare è un altro sopravvissuto di un camion della morte”
“Stronzate! E’ impossibile che
sia successo un’altra volta, non dopo quello che è accaduto nell’ultimo anno”
“Eppure è così, mostragli il
marchio”
Sollevai la manica destra e gli
mostrai la scritta tatuata sull’avambraccio.
“Non riesco a crederci” disse
“raccontatemi tutto”
L’Italiano allora gli descrisse
di come gli altri mi trovarono, delle peripezie degli ultimi giorni, di come
sobbalzai al solo nominare di Strelok e delle sue ipotesi sul palmare.
“Insomma qualcuno negli ultimi
giorni ti ha portato un palmare?” chiese l’Italiano. Sidorovich lo scrutò per
qualche attimo, poi disse:
“No, nessuno mi ha portato cose
del genere negli ultimi giorni”
“Tu menti, Lupo mi ha detto che
proprio ieri è venuto uno stalker che voleva disfarsi di un palmare rotto”
“Furbo come sempre eh, Italiano?”
I due si scrutarono a lungo,
l’atmosfera si era fatta pesante, poi l’Italiano rispose
“Io faccio solo ciò che ritengo
giusto, se questo va contro i tuoi interessi personali non è affar mio”
“Non sai nemmeno se quel palmare
è veramente suo, non puoi biasimarmi se cerco di ricavare un profitto da un
rottame”
“Oh ma c’è un modo molto semplice
per vedere chi è il proprietario, quasi tutti i palmari degli stalker sono
programmati per riconoscere l’impronta retinica del proprietario”
“Rimane il fatto che è rotto”
“Questa conversazione sta
diventando ridicola” mi intromisi “puoi riparare quell’affare oppure no? Ti
pagherò il disturbo”
“Ah si? E come pensi di pagarmi?”
Rimasi zitto per qualche momento,
poi risposi:
“Lavorerò per te, dimmi quali
incarichi possono ripagarti la riparazione”
“Sei sicuro? Non è che alla prima
occasione te la darai a gambe?”
“Mettimi alla prova, da quello
che ho capito non sono il primo novellino che aiuti”
“D’accordo, mi ci vorrà del tempo
per la riparazione, che ne dici di metterti subito al lavoro con un incarico
facile facile?”
“Ti ascolto.”
“C’è una zona recintata poco
lontano da qui, noi la usiamo come discarica perché è piena di anomalie e
radioattività. Mi è stato detto che qualche sera fa hanno visto uno stalker
introdursi li ma che non lo hanno più visto tornare, vai a vedere che è
successo e porta indietro qualunque cosa possa avere valore”
“Non si può dire che questa non
me la sia andata a cercare” dissi.
“Non ci pensare” mi disse
l’Italiano “pensa piuttosto che è necessario per proseguire la tua missione”
La discarica del villaggio era
uno spazio recintato da filo spinato, pieno di macerie e spazzatura, al centro
cresceva un albero contorto, impossibile dire se per via delle radiazioni o delle
anomalie. Di queste ultime potevo vederne in gran quantità anche da lontano, il
pulsare regolare generava una distorsione come quando si osserva attraverso
l’aria calda. Feci il giro del recinto per trovare un’entrata, apparentemente
c’era un unico accesso attraverso il filo spinato ma era presidiato da una
coppia di anomalie che sembravano non aspettare altro che qualche incauto
visitatore.
“Tu ci sei mai entrato?”
“No, di solito se serve gettare
qualcosa è sufficiente lanciarlo oltre il recinto, le anomalie fanno il resto”
Feci ancora il giro del recinto,
da un lato c’era una pericolosa anomalia mulinello da cui avevo già
sperimentato era meglio stare lontano. Proprio in quel punto usciva dalla
recinzione un grosso tubo di cemento tipo quelli fognari, era troppo in alto
per entrarci agevolmente, almeno non con una pericolosa anomalia li vicino,
però avrebbe potuto essere una via d’uscita in casi estremi. Provai invece a
salire sopra un grosso masso sempre a ridosso della recinzione e guardai oltre.
“Se saltassi da qui dovrei
riuscire ad entrare” dissi
“Attento a non finire proprio
sopra a quel trampolino”
“Trampolino?”
“Quell’anomalia li davanti a
forma di globo fluttuante, l’abbiamo vista in azione lungo la strada ieri
mattina. Si tratta di un’anomalia gravitazionale, noi la chiamiamo così perché
qualunque cosa ne venga in contatto viene scagliato via con una forza immensa.
Se ne venissi in contatto con una isolata probabilmente sopravviveresti anche
se con qualche ferita, ma se ti capitasse li dentro probabilmente finiresti a
brandelli venendo sballottato da un’anomalia all’altra.”
“Be’, questa mi pare l’unica via.
Suggerimenti?”
“Nessuno se non di saltare più
che puoi. Però posso prestarti una cosa”
Trasse fuori un oggetto da una
tasca e me lo porse.
“Che cos’è?”
“Un contatore Geiger modificato
appositamente per la Zona. E’ stato impostato per rilevare le tracce specifiche
delle anomalie così oltre a ticchettare se rileva radiazioni emette un “beep”
quando si trova in prossimità di un’anomalia, funziona come un rilevatore di
prossimità, più ti avvicini e più il beep diventa forte. Spero solo non
impazzisca la dentro. Prendi anche questi”
Mi diede anche una manciata di
bulloni che misi in tasca.
“Bene, questo è tutto ciò che
posso fare per aiutarti, ora tocca a te”
“Grazie”
Presi un respiro, mi feci
coraggio e saltai. Dietro di me sentii il lieve pulsare dell’anomalia che
tuttavia non si era attivata. Come previsto ero troppo vicino ad una gran
quantità di anomalie ed il rilevatore dell’Italiano non smetteva di emettere
beep.
“Il primo passo è fatto, non mi
avevi detto che le anomalie si possono “sentire”.”
“Cosa vorresti dire con
“sentire”?”
“Sento come un pulsare nelle
orecchie, qualcosa simile ad un lieve cambiamento di pressione atmosferica, non
so se mi spiego”
“Non avevo mai sentito niente del
genere prima d’ora, devi avere una particolare sensibilità. Vai avanti”
Proseguii in direzione
dell’albero, grazie al contatore Geiger e le mie sensazioni non era poi così
difficile farsi strada. Sotto all’albero trovai una cassa metallica ma era
vuota, guardai attorno e trovai ben nascosto sotto la radice dell’albero un
oggetto metallico.
“Ho trovato qualcosa” gridai
“sembra una cassetta metallica”
“Com’è fatta?” chiese l’Italiano
“E’ piccola e bianca, ha una
chiusura a combinazione”
“Veramente? Quelle cassette sono
vecchissime, sono rifornimenti militari risalenti ancora all’incidente del
1986. Aprila, c’è sempre qualcosa di interessante”
Forzai la serratura con il coltello
e riuscii ad aprirla, trovai delle bende, un kit medico e dei medicinali anti
radiazioni. Stranamente era tutta roba nuova, probabilmente avevano riciclato
il contenitore. Guardai ancora in giro in cerca di qualcos’altro ma non vidi
niente di interessante.
Decisi allora di trovare il corpo
dello stalker scomparso, o quantomeno qualche traccia. Proseguii e scavalcai
una grossa trave di cemento armato, le anomalie sembravano tracciare una sorta
di sentiero, intuivo un passaggio abbastanza ampio per una persona. Osservai
l’ambiente e notai qualche traccia, macchie scure che potevano essere sangue,
qua e la qualche brandello di materia organica, poi lo notai, tra le anomalie
c’era quello che sembrava un torso umano.
Venni investito da una nausea
improvvisa ma questa volta non si trattava di radiazioni, era il ribrezzo per
quello spettacolo raccapricciante che mi faceva effetto. Resistetti alla
sensazione di malessere e mi trascinai verso quel corpo martoriato. Ecco a che
cosa si riferiva l’Italiano, se venivo colpito da una di queste anomalie
rischiavo di finire proprio così. Quel pezzo era rimasto integro perché caduto
nello spazio vuoto tra due anomalie altrimenti sarebbe stato distrutto, lo
perquisii minuziosamente, trovai un palmare, un paio di caricatori per la
pistola e due strani oggetti, dovevano essere due reperti, uno dei quali doveva
essere un “pezzo di carne” perché assomigliava a quello che l’Italiano aveva
usato su di me. Decisi allora di nasconderlo, vista la sua indubbia utilità era
meglio se lo tenevo per me.
Diedi un ultimo sguardo intorno
per vedere se potevo trovare ancora qualcosa ma a parte i rottami di quella che
una volta doveva essere stata una pistola non vidi nient’altro. Ora veniva la
parte più difficile, dovevo trovare un’uscita da quel labirinto, decisi di
vedere dove portava il sentiero tracciato dalle anomalie sperando per il
meglio, altrimenti avrei dovuto tornare indietro, cercare una via verso il
recinto e sperare di non farmi troppo male arrampicandomi sul filo spinato.
Seguendo il sentiero arrivai al
tubo fognario, apparentemente quella sembrava l’unica via verso l’esterno, da
questo lato era appoggiata sopra un supporto quindi l’unica via era passare
all’interno del tubo.
“Non avrai veramente intenzione
di passare da li spero” disse l’Italiano “hai visto vero che sbuca sul
mulinello?”
“Lo so, ma è l’unica via
d’uscita” risposi.
“Ne sei sicuro? Non hai trovato
nessun’altra via?”
“Scusami ma non voglio rischiare
più di così con queste anomalie, cerca invece di aiutarmi con il mulinello.”
“Va bene, vieni avanti.”
Mi infilai nel tubo, era
sufficientemente grande da permettermi di procedere a quattro zampe. In un
attimo fui dall’altro lato. Essendo entrato di testa, mi arrampicai sul bordo
del tubo per far uscire le gambe, ora ero in piedi aggrappato al bordo.
“Sei in una pessima posizione” mi
disse l’Italiano “aggrappati al bordo superiore, lascia andare le gambe e poi
molla la presa, dovresti atterrare in piedi, occhio a non sbattere la testa sul
bordo inferiore”
Feci come mi aveva suggerito ed
arrivai a terra. Dovevo essere molto vicino al mulinello, sentivo una lieve
brezza ma non riuscivo a vedere esattamente la colonna d’aria che lo rivelava.
“Riesci a vedere dov’è il
mulinello?” Chiesi
“No, sembrerebbe davanti a te ma
non ne sono sicuro”
Tirai fuori un bullone dalla
tasca.
“Fermo, non puoi attivarlo, se è
vicino ti attirerebbe a se. Vediamo, prova a muoverti parallelamente alla
recinzione”
“Ci sono altre anomalie
gravitazionali qua attorno, devo stare molto attento a come mi muovo”
“Ma non puoi nemmeno rimanere li,
non perdere tempo e cerca di venire via”
Decisi di muovermi verso
sinistra, evitai per un pelo un “trampolino” ma il mulinello si attivò
risucchiandomi indietro. Lottai contro la corrente d’aria che mi faceva arretrare
ma non riuscivo a resistere, per fortuna l’Italiano mi afferrò e riuscì a
strapparmi alla corrente, appena fuori del suo raggio d’azione cademmo a terra
e ci facemmo una risata, eravamo salvi.
“Sei riuscito a trovare
qualcosa?”
“Si”
“Ottimo, torniamo da Sidorovich”
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