L'inquietudine di Pessoa e la mia epoca torbida

Pessoa (Il libro dell'inquietudine): La decadenza è la perdita totale dell'incoscienza; perchè l'incoscienza è il fondamento della vita. Il cuore, se potesse pensare, si fermerebbe. Se scrivo ciò che sento è perchè così facendo abbasso la febbre di sentire. Ho voluto fondere tre diverse situazioni: Pessoa, l'alta marea della mia anima e il Carnevale ed è uscito tutto ciò. Sono venuto a conoscenza, ahimè tardi, di questa personalità portoghese di fine '800 ed ancora una volta leggere questi pensieri, queste frasi, è pura fusione di piacere, è come una guida che durante la mia personale stanchezza dell'intelligenza astratta mi ha preso la mano e portato con sè. Prima di oggi non sapevo mica cosa fosse questa stanchezza, io la scambiavo erroneamente con la mancanza d'ispirazione artistica, con quel senso si sterilità interiore, apatia che non mi porta a scrivere e a rigenerarmi, a mangiare, a fare sesso, a brillare da dentro ma solo fuori per campare con quelle poche certezze di legno umido che legano le trame della vita. Pessoa: Esiste una stanchezza dell’intelligenza astratta, che è la più spaventosa delle stanchezze. Non pesa come la stanchezza del corpo, né inquieta come la stanchezza della conoscenza emotiva. È un peso della coscienza del mondo, un non poter respirare con l’anima. Allora – come se il vento si abbattesse su di esse, come su delle nuvole – tutte le idee in cui abbiamo sentito la vita, tutte le ambizioni e i disegni su cui abbiamo fondato la speranza del nostro domani, si squarciano, si aprono, si allontanano, divenute ceneri di nebbia, stracci di ciò che non è stato ne avrebbe potuto essere Se davvero esistesse questa patologia, la si potrebbe intendere come pura disillusione della vita, dei suoi ingranaggi, delle sue leggi, dei meccanismi tutti formali, animali, materiali, esteriori sempre più in quest'epoca invasa dalle macchine sociali, e in questa melma, che neppure la libertà e la profondità di un animo sensibile sono in grado di curare, ci sente come il povero Mozart, gettato tra gli scheletri di una fossa comune. Ma ecco alcuni brani dal " Libro dell'inquiteudine " di Fernando Pessoa: Non amiamo mai nessuno. Amiamo solamente l'idea che ci facciamo di qualcuno. E' un nostro concetto (insomma, noi stessi) che amiamo. Questo discorso vale per tutta la gamma dell'amore. Nell'amore sessuale cerchiamo il nostro piacere ottenuto attraverso un corpo estraneo. Nell'amore che non è quello sessuale cerchiamo un nostro piacere ottenuto attraverso un'idea nostra. (...) Perfino l'arte, nella quale si realizza la conoscenza di noi stessi, è una forma di ignoranza. Due persone dicono reciprocamente "ti amo", o lo pensano, e ciascuno vuol dire una cosa diversa, una vita diversa, perfino forse un colore diverso o un aroma diverso, nella somma astratta di impressioni che costituisce l'attività dell'anima. Oggi sono lucido come se non esistessi. Il mio pensiero è evidente come uno scheletro, senza gli stracci carnali dell'illusione di esprimere. E queste considerazioni non sono nate da niente: o almeno da nessuna cosa per lo meno che sieda nella platea della mia coscienza. (...) Vivere è non pensare Ed ancora: (...) Diventato una pura attenzione dei sensi, fluttuo senza pensieri e senza emozioni. (...) Come vorrei, lo sento in questo momento, essere una persona capace di vedere tutto questo come se non avesse con esso altro rapporto se non vederlo (...). Non aver imparato fin dalla nascita ad attribuire significati usati a tutte queste cose; poter separare l'immagine che le cose hanno in sé dall'immagine che è stata loro imposta. (...) Smarrisco l'immagine che vedevo. Sono diventato un cieco che vede. (...) Tutto questo non è più la Realtà: è semplicemente la Vita. Rispetto all'uomo moderno del 2000, anche Pessoa come tanti grandi artisti del passato poteva contare sul suo cosiddetto otium letterario, oggi l'Otium viene brutalmente inteso come una perdita di tempo (tempo = denaro) che provoca ansietà nell'uomo abituato a fare e disfare che non sa che farsene di due o tre ore di libertà per se stesso....ecco al massimo accende la Tv o guarda una partita di calcio. Per carità, son convinto che non sia affatto facile oggigiorno condurre una vita alla Baudelaire, alla Miller, a quella dello stesso Pessoa (ma potremo scriverne un elenco infinito) e questo proprio perchè per vivere ci vogliono sempre più i mezzi materiali, l'uomo moderno è dipendente dai soldi, dalla macchina, dalla casa, dai vestiti, dall' iPhone no scherzo...quello non ancora. Il tram tram di tutti i giorni non soddisfa (qualora lo avesse) quell'animo e quell'istinto libero di una persona indipendente da tutti e soprattutto da tutto, perchè quella stessa persona cosciente di ciò che è, di ciò che vuole e di ciò che può dare interiormente, è convinta che la vita non sia solo costruire pile di soldi, o cucinare sempre e comunque, o vestirsi decentemente, o avere la casa impeccabilmente sempre linda e profumata. Queste purtroppo sono le regole che scandiscono la quotidianità e che materialmente parlando si riducono nella perpetua legge del "costruire per distruggere" (sennò le generazioni dopo cosa farebbero, si romperebbero alquanto i coglioni??!). Ed in questa ottica ecco che se proprio dobbiamo per forza di cose correre anche noi nella ruota della società con tutti quei criceti indottrinati dalle religioni, dal buon costume, dalla moda, necessitiamo di una vita interiore, indistruttibile, che sazia ma non fa vomitare, che ci scalda il cuore laddove non potrà farlo la stufa di casa, che ci fa sentire vivi perchè sento qualcosa che nessun altro mi ha insegnato dalla vita, perchè me l'ha insegnato lei stessa attraverso me medesimo. Passeranno gli anni e la profondità interiore non invecchierà mai, resterà sempre una qualità affascinante che ha i suoi lati negativi, quali depressioni frequenti, sbalzi d'umore, suicidi improvvisi, dimagrimenti rapidi, fegati da rigenerare insomma ognuno ha la sua sindrome preferita ma quello che produrrai, che scriverai, che comporrai e suonerai è come roccia, è lì fossilizzata dentro di te come quegli aforismi incredibili di Wilde scolpiti nella sua lapide tutt'altro che sobria (e non poteva essere altrimenti) e pasticciati da centinaia di persone che ogni giorno anche a distanza di due secoli quasi continuano a elogiarlo, a farlo loro, a citarlo banalmente o meno non conta, quel che conta è il suo passaggio nella vita. Tutti gli uomini desiderano possedere o lasciar in eredità una testimonianza di un loro passaggio nella vita, anche i più umili e i più stolti anzi soprattutto loro, loro sono quelli che più temono la morte, che rabbrividiscono al sol pensiero proprio perchè hanno vissuto solo sul salvagente della mera materialità, dell'apparenza, dell'omertà. Sono impauriti di sentirsi NESSUNO, ma tutti coloro che non hanno niente dentro sono preoccupati a mostrarsi QUALCUNO; la standardizzazione non aiuta l'intento di sentirsi QUALCUNO semmai soddisfa la falsa preoccupazione di non essere NESSUNO. Ma alla fine se tutti sono uguali a tutti, tutti non sono NESSUNO. La cosa che più mi rallegra quando sono in depressione anche se mi sento vuoto ed affamato dentro è scoprire che pur nel mio digiuno e nella siccità dei miei sguardi sono comunque una variante impazzita, un iceberg che sott'acqua arriva più in fondo di tutti. Il mondo banale segnato dalla costante paura della morte ci spinge ad essere esteriormente perfetti ogni giorno, puliti e pettinati ma morti dentro magari da sempre, però eleganti e perfetti qualora questa serata insieme potrebbe essere l'ultima. Ciò che mi rallegra è che i giovani d'oggi sanno riconoscere forse 7/8 qualità riferite agli altri individui, di cui pochissime inerenti ad una dimensione interiore umana. Che ne so mettiamoci... Carino/a, Intelligente, Simpatico/a, Misterioso/a, Stronzo/a si perchè per chi non lo sapesse l'essere STRONZI attira più di una calamita, poi Superficiale, Sexy, Stupido/a, Si Veste Bene, Dolce, Romantico, poi su quest'ultima potrei scrivere un trattato di come Romantico sia un termine vittima di abusi e consumi smisurati. Ho voluto scherzare su queste cose che sembrano banali e frivole, in realtà non esiste altro che questa serie di caratteri che come dei vestiti vengono indossati da chi incontriamo per strada, e proprio per questo motivo che chi s'incontra per strada si aspetta a sua volta di riconoscere nell'altro uno di quelle tipologie fisse che esistono nel ventaglio sventolante, ciò che va oltre il ventaglio, chi riesce a volare nell'aria senza essere sventolato risulta oscuro, spaventa perchè non viene capito, ecco la mia teoria degli UFO SOCIALI: persone volanti non identificate, ma osservate e fissate con sguardo vitreo e perplesso. Quando non c'è nulla dentro e tutto è già stato vissuto, assaggiato, scopato, lavato e stirato mi domando e chiedo come fanno a campare ancora in questa nenia scandita dal solo stupore di scoprire se domani hanno messo sole, pioggia o neve?! Io non ho paura della morte, ho paura di dover passare anni ed anni senza sorprese perchè la mia essenza si secca a volte ed è pura desertificazione, se il boia vuole venirmi a prendere adesso anche senza essermi lavato i denti, gli occhi, anche adesso in pigiama che venga pure. Mi sento di aver scritto abbastanza, di aver amato abbastanza, di aver pianto abbastanza, di aver pensato abbastanza e mi sono fatto la mia opinione della vita, attendo ogni giorno che mi stupisca e mi smentisca, Pessoa è stata una bella sorpresa, è passato e non ho potuto resistergli, è come un ottimo carburante per dare un'accelerata dopo mesi di accampamento sul ciglio della strada. E quando anche Pessoa si sarà rotto le balle di scarrozzarmi, dovrò ritornare a fare l'autostoppista ancora. Oggi non siamo in un'epoca di decadenza, no ...magari fosse così...oggi non si chiama decadenza, si chiama epoca torbida, non si capisce chi veramente possa respirare nella nebbia acida, nell'acqua inquinata, galleggiano pesci implosi nei rigagnoli... è il "torbidismo"... è un pugno allo stomaco per chi spera di trovare qualche personalità in questo costante carnevale di maschere. CINCINNATUS 2 feb 2013

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