Memorie dalla Zona - Prologo
Doverosa premessa: questo è un racconto originale di fantascienza ispirato al "lore" della serie di videogiochi di S.T.A.L.K.E.R. , buona lettura.
Madness
Madness
Memorie dalla Zona
Prologo
Riemersi dall'oscurità in una
stanza in penombra, fredda e umida. Ero disteso su un materasso scomodo, sporco
e puzzolente gettato sul pavimento. Aprii gli occhi e vidi una finestra
sbarrata gettare un fascio di luce su un pavimento di legno vecchio e dall'aria
poco solida, osservai la stanza ma c'era ben poco di interessante, a parte
qualche altro materasso logoro ed un piccolo mobile dall'altro lato la stanza
era completamente vuota.
Provai ad alzarmi ma venni investito
da un senso di nausea e dolori in tutto il corpo, così ricaddi disteso. Appena
sveglio ero stato preso da quella nuova situazione ma non potendo muovermi ora
iniziavo a pensare e ricordare, o meglio a non ricordare. Non sapevo chi fossi,
cosa ci facessi li ma soprattutto dove mi trovassi, frugai la mia memoria ma ne
trovai ben poco, una casa con un giardino, il volto di un uomo e una donna,
altri frammenti confusi che non riuscivo a mettere a fuoco.
Era inutile cercare di ricordare,
almeno in quel momento, così tentai nuovamente di alzarmi, questa volta piano e
con attenzione. Mi rimisi in piedi a fatica ma scoprii di essere tutto intero e
di riuscire a camminare. Vidi una vecchia porta di legno con delle assi rotte,
la aprii ed uscii in uno stretto corridoio, davanti a me una porta aperta
conduceva in una stanza vuota quasi quanto quella in cui mi ero risvegliato,
c'era solo una vecchia cassettiera. Aprii i vari cassetti per cercare qualunque
cosa potesse fornirmi un'informazione su dove mi trovassi, i primi erano vuoti,
ma in uno trovai una foto, un gruppo di persone sorridenti, dietro una città
fatta di alti palazzi residenziali e sullo sfondo un grande edificio con una
ciminiera, non so perché venni attirato da quel particolare ma rimasi a lungo a
fissare la foto finché mi convinsi che pur non avendo scoperto niente di
importante quella foto poteva tornarmi utile, così feci per metterla via nella
tasca interna del giubbotto che indossavo quando notai una scritta sul retro,
c'era una frase in caratteri che non riconoscevo ed una data, 1986.
Un frammento di memoria mi
attraversò il cervello come un lampo, un timbro su un passaporto datato 2012,
una foto che riconobbi istintivamente come la mia faccia e il sorriso
sgradevole dell'agente della dogana all'aeroporto di Mosca. Dunque era li che
mi trovavo, chissà com'ero finito in quel tugurio, ma questo lo avrei scoperto
presto.
Misi via la foto, aprii gli
ultimi cassetti per vedere se c'era qualcos'altro di interessante ma trovai
solo un vecchio giocattolo ed un pacchetto di bende che stranamente sembrava
nuovo. Quindi quel luogo era frequentato, magari era un rifugio di senzatetto o
cose del genere, ancora una volta mi chiesi che cosa ci facessi lì ma non
essendoci risposte uscii dalla stanza, entrai nello stretto corridoio, arrivai
ad una scala e li sentii delle voci. Mi bloccai e provai ad ascoltare, erano
due voci che stavano discutendo tranquillamente a bassa voce ma non capivo che
cosa dicessero, probabilmente erano russi allora. Ero indeciso su cosa fare, se
andare avanti e vedere con chi avevo a che fare oppure tornare indietro e
cercare una via alternativa per non farmi vedere.
Ma no, se ero stato così male e
qualcuno mi aveva lasciato su quel materasso probabilmente non aveva intenzioni
ostili. Decisi allora di proseguire quando sentii un'altra voce più alta
aggiungersi, aveva uno strano accento, diverso dalle altre due voci, che aveva
qualcosa di familiare. Scesi le scale e mi trovai davanti un uomo alto e molto
grosso, aveva barba e capelli lunghi e trascurati, si rivolse a me con una voce
sorprendentemente cortese visto l'aspetto poco rassicurante.
“Allora sei sveglio, come stai? I
ragazzi che ti hanno portato qui mi hanno detto che è un vero miracolo che tu
sia vivo, sempre meglio degli altri.”
“C-cosa?”
Dovevo avere una faccia veramente
sorpresa tanto che lui rimase a fissarmi diversi secondi prima di parlare
ancora.
“Vedo che sei ancora
scombussolato, vieni a mangiare qualcosa, quando ti sarai ripreso parleremo
ancora”
“Chi sei?”
“Da queste parti mi chiamano
l'Italiano perché fin'ora ero l'unico qui ma finalmente c'è qualcun altro con
cui parlare nella mia lingua naturale, la lingua del posto nonostante la
conosca da anni continuo a trovarla brutta e fastidiosa da pronunciare.”
Avevamo intanto raggiunto gli
altri due uomini, erano seduti su delle casse attorno al fuoco dentro ad un
bidone. Un lato della casa era crollata ed il fumo usciva senza sforzo
dall'ampio squarcio, i raggi di un sole basso nel cielo penetravano quasi
orizzontalmente da una finestra a sinistra, mentre osservavo in lontananza un
prato distendersi fino al limitare di un bosco.
“Vieni a sederti” mi disse,
“mangiamo un po'. Il cibo è abbastanza scandente ma non si può pretendere molto
da queste razioni d'emergenza.”
Avevo mille pensieri che mi
frullavano in testa, domande che richiedevano risposte al più presto, tuttavia
sedendomi scoprii di avere una gran fame e mangiai tutta quella poltiglia
insipida contenuta nella scatoletta.
Finimmo di mangiare e rimasi ad
ascoltare quei due sconosciuti parlare mentre l'Italiano accennava qualche
accordo di chitarra tirata fuori da chissà dove. Ascoltandoli scoprii che
quella lingua non mi era sconosciuta, comprendevo diverse parole ma ancora non
riuscivo ad afferrare il senso del discorso. Dopo un po' smisero di parlare,
osservarono lo squarcio nel muro e scambiarono qualche parola con l'Italiano
che mi disse:
“E' quasi buio. Vieni, dobbiamo
scendere nel sotterraneo, di notte è molto pericoloso da queste parti.” Sorrise
“ora potrò rispondere alle tue domande.”
Scendemmo una scala a pioli e
chiudemmo la botola, era completamente buio la sotto ma subito apparve una
flebile luce, uno dei due sconosciuti aveva acceso una lampada ad olio.
“Con la lampada ad olio accesa,
noi che respiriamo e la botola chiusa rischieremo di soffocare” dissi.
“No, entra aria sufficienza da
dei fori nel muro e sul soffitto che abbiamo appositamente creato, sono anni
che usiamo questo rifugio e nessuno è mai morto soffocato”
Si distese su un materasso ed io
lo imitai, mi coprii con la coperta che mi porse e mi disse:
“Bene, ora che siamo belli
rilassati dimmi chi sei e cosa vuoi sapere.”
“Ecco, non lo so chi sono, la mia
memoria inizia dal mio risveglio sopra quel materasso al piano di sopra, non
ricordo niente di... prima.”
Feci una pausa, avevo talmente
tante domande per la testa che era difficile scegliere qual erano le più
importanti. Optai intanto per quella più ovvia.
“Dove ci troviamo? L'unico
ricordo chiaro che ho è che sono atterrato all'aeroporto di Mosca”
“Ci troviamo ben lontani da
Mosca, anzi in realtà non siamo nemmeno in Russia. Siamo nel posto più
pericoloso del mondo, la Zona?”
“La zona, che zona?”
“Come che zona? La Zona di
Alienazione, un'area del raggio di trenta chilometri attorno alla centrale nucleare
di Chernobyl, in Ucraina! Ti ricordi che cosa è successo qui?”
“Chernobyl, questo nome mi dice
qualcosa ma non riesco a ricordare.”
“E' il luogo dove è avvenuto il
peggior incidente nucleare nella storia dell'uomo. Nel 1986 per un difetto di
progettazione del reattore e per grave incompetenza del personale tecnico uno
dei reattori della centrale esplose, gettando su tutta Europa una gran quantità
di materiale radioattivo trasformando questa zona in una landa letale.
Riuscirono a mettere in sicurezza il reattore tombandolo ma ormai il danno era
fatto, evacuarono la zona e da allora se ne sono andati quasi tutti.”
“Si, mi pare di ricordare
qualcosa” risposi.
“Vedo che sei molto giovane,
magari non eri ancora nato, quanti anni hai?”
“Ventiquattro” risposi prima di
poterci pensare. Rimani sorpreso, dalla mia memoria emersero alcuni
particolari. “Si, ricordo di essere nato nel 1988. Però non ho idea di che anno
siamo, ho solo quel ricordo all'aeroporto, ho stampato in mente l'anno 2012 del
timbro sul passaporto”
“Non ricordi nient'altro? Per il
momento diciamo che hai un buco di circa un anno visto che oggi è il 20 Aprile
2013, tra l'altro se non ricordo male tra poco ricorre l'anniversario
dell'incidente originale. Comunque lasciami proseguire, visto che non ricordi
niente tanto vale che ti racconti tutta la storia, questa è anche l'attività di
svago principale nella Zona perché come capirai più avanti c'è ben poco da fare
qui, inoltre è rarissimo incontrare qualcuno che non ne sappia niente quindi è
con estremo piacere che ti racconto questa storia”
Di fronte a questa dichiarazione
mi misi comodo ed ascoltai con attenzione.
“Come ho detto, dopo
l'evacuazione quasi tutti gli abitanti abbandonarono la zona, tranne qualche
persona anziana che non avendo paura di morire dell'inquinamento radioattivo
rimase a vivere qui in piccole fattorie come questa. Con il tempo le radiazioni
si abbassarono, senza l'intervento dell'uomo la natura prosperò tanto che
nonostante l'inquinamento la biodiversità esplose, moltissime specie animali
iniziarono ad abitare in questa zona e per questo il governo ucraino dichiarò
la zona riserva di interesse naturalistico.
Nel 2006 però ci fu un nuovo
evento straordinario, una immane esplosione probabilmente originata dalla
centrale investì di nuovo la zona, questa volta creando qualcosa di
assolutamente inaspettato ed inquietante. Le radiazioni si innalzarono di
nuovo, gli animali iniziarono a mutare in maniera incontrollata ed apparvero
misteriose anomalie in tutta la Zona. I vari governi europei allora inviarono
varie spedizioni militari e scientifiche per cercare di capire qualcosa ma si
conclusero quasi tutte tragicamente.
Le radiazioni in molti punti sono
letali, mi è capitato di vedere il corpo di un essere umano sfaldarsi e ridursi
a poltiglia in pochi minuti in quei campi. Questo rendeva estremamente
pericoloso muoversi senza protezioni portando soldati e scienziati incontro a
problemi peggiori.
Gli animali anche se mutati non
erano propriamente un pericolo, apparvero però creature mostruose ed
estremamente letali che non sembrano nemmeno di questo mondo, molti esseri
dall'aspetto umanoide e dalle diverse caratteristiche, da quelli che ti saltano
addosso come delle furie a quelli più subdoli che possono rendersi invisibili e
che ti attaccano di sorpresa fino al peggio del peggio se stai a sentire i
racconti, esseri che sembrano avere poteri soprannaturali. Certo può esserci
sempre una dose di fantasia in quei
racconti ma io stesso ho viso quei mostruosi succhiasangue, oh si, li ho visti per
bene rendersi invisibili e corrermi incontro, per fortuna almeno i loro occhi
erano visibili e sono riuscito a centrargli la testa con il mio fucile a pompa,
sono creature coriacee, un singolo proiettile in testa non basta, devi produrre
una gran quantità di danno prima di vederli a terra. Mi sono salvato per un
soffio quella volta, per fortuna non ero da solo ed i succhisangue erano solo
due altrimenti non sarei qui a raccontartelo. Da quella volta sono disposto a
credere a qualunque cosa mi venga raccontata, anche il più assurdo folklore che
si è formato negli anni attorno la centrale.
Scusami, sto divagando, ti stavo
parlando dei pericoli della zona. Ti ho fatto un esempio di quanto pericolosa
sia la fauna qua attorno, ma niente è pericoloso quanto le anomalie. Nessuno sa
perché e come si formino, sappiamo solo che ad un certo momento in un certo
luogo è come se le leggi della fisica non esistessero o fossero completamente
diverse. Ci sono anomalie gravitazionali che ti attraggono e ti stritolano, anomalie
elettriche che fulminano, degli strani mulinelli che ti prendono e ti dilaniano
con la forza centrifuga, alcune semplicemente esplodono danneggiando tutto ciò
che sta intorno. Ce ne sono di tanti tipi e quasi tutte sono semi invisibili,
infatti molti di noi si muovono con una borsa piena di bulloni da gettare
avanti, in questo modo si riesce ad attivare le anomalie ed evitarle.”
“Insomma è un luogo estremamente
pericoloso ed inospitale” dissi “allora perché voi siete qui? Non mi sembrate
dei militari e neanche degli scienziati”
“Ci stavo arrivando, lasciami
continuare. Dunque, da quello che ti ho raccontato fin'ora sembra che l'unica
cosa da fare con la Zona sia chiuderla e dimenticarla. Ciò di cui non ti ho
ancora parlato sono i prodotti della Zona, i cosiddetti artefatti. Le anomalie
non sono fisse, appaiono in un certo luogo, permangono per circa una settimana
e poi scompaiono, lasciando al loro posto un oggetto dalle proprietà straordinarie,
un artefatto appunto, questi oggetti sono estremamente ricercati fuori di qui.
Dopo che molte squadre di ricerca
scomparvero, il governo ucraino decise di blindare la Zona, costruì un cordone
di sicurezza tutt'intorno sempre presidiato da guardie armate ed impedì a
chiunque di entrare o uscire dalla zona. Come spesso accade, basta vietare ad
un uomo di fare una cosa e puoi essere sicuro che quello la farà, complice
anche il fatto che molti laboratori di ricerca privati sono disposti a pagare
profumatamente per mettere le mani su un artefatto, molte persone iniziarono ad
introdursi clandestinamente nella zona per cercare di recuperare qualche
artefatto per poi rivenderlo al di fuori. Moltissimi morirono ma quelli che
sopravvissero andarono a formare i primi di noi, fuori ci chiamano cercatori,
ma noi ci chiamiamo Stalkers.”
“Stalkers? E che vuol dire?”
“Non sono sicuro da dove provenga
il nome, ho sentito che si tratta del titolo di un vecchio film russo ma
potrebbe non essere vero. Comunque il nome piacque talmente tanto che ha preso
piede ed è così che ci facciamo chiamare.
Ecco, è per questo che siamo qui,
siamo tutti in cerca di ricchezze e a volte anche di un posto dove nasconderci,
se hai fatto qualcosa di brutto, se qualcuno ti segue, o se semplicemente vuoi
cambiare vita basta venire qui e stai sicuro che nessuno sarà così pazzo da
mettere piede qui dentro solo per mettere le mani su di te.”
“Sarà stressante vivere qui.”
“Un po', ma comunque nessuno qui
è mai morto per lo stress, non quando c'è più o meno qualunque cosa che sta
cercando di ucciderti, devi sapere che quei pochi stalkers che pur essendo qui
fin dall'inizio e non sono ancora stati uccisi, godono di perfetta salute.
Negli anni poi abbiamo messo in
piedi un traffico ben strutturato, noi stalkers andiamo in cerca di artefatti,
li portiamo a dei trafficanti che hanno i contatti giusti all'esterno e loro si
preoccupano di far passare le merci attraverso il cordone, spesso con la
complicità dei militari addetti alla sicurezza. E' un meccanismo ben oliato ma
che porta al rovescio della medaglia. Se questo fosse un mondo perfetto (e se
fosse così nemmeno esisterebbe la zona) se tutto andasse come dovrebbe noi non
avremmo alcun problema, tranne il rischio ormai calcolato dei pericoli della
zona, tuttavia a questo mondo c'è sempre qualcuno pronto a guadagnare sulla
pelle degli altri ed in questo caso ci sono gruppi di banditi che vanno in giro
ad assaltare le postazioni degli stalkers, ammazzare chiunque capiti a tiro e
rubare tutto il possibile.
Comunque non siamo soli, ci sono
altri gruppi organizzati nella zona che pur perseguendo i loro fini cercano di mantenere l'ordine per quanto
possibile, ma di questo te ne parlerò un'altra volta. Ora voglio raccontarti
come si è evoluta la zona nel corso degli anni ed i principali avvenimenti.
Dunque...”
Venimmo interrotti dagli altri
due uomini che già avevo dimenticato, dissero qualcosa all'Italiano che mi
sussurrò:
“E' ora di dormire, quei due sono
piuttosto stanchi ed hanno ancora strada da fare, domani ci uniremo a loro e
faremo insieme il resto del viaggio, tu sei disarmato e non sopravviveresti
un'ora da solo. Buona notte.”
E così ero finito in un bel
casino, ero stato investito da una valanga di informazioni che a malapena avevo
compreso, non vedevo vie d'uscita e non mi restava che accettare la situazione
e vedere come andava, sperando di non rimetterci la testa. Continuai a pensare
a quello che mi aveva detto l'Italiano finché non scivolai in un sonno agitato,
tormentato da creature mostruose ed indefinibili misti a frammenti di vita
quotidiana come fare colazione, correre in auto o bere una birra.
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