Bilancio delle verità non dette

Ci sono sere in cui fare i conti con se stessi ti porta ad un inevitabile passivo, un'altro passo verso una bancarotta fraudolenta di quell'anima che ancora ci trasciniamo in giro, nonostante tutto.
Ci sono sere in cui ti siedi a scrivere elenchi di donne, luoghi e idee che hai amato e più svuoti gli scatoloni della memoria più nei tuoi occhi si specchia l'aria di dicembre.
Alla voce attivo dei miei ventisette anni ho numerosi valori, ma da analista sconsiderato non ho mai guardato l'andamento del mercato e così per ogni picco d'attivo è seguito un picco passivo in una scala mobile di azioni e ideali corsi dietro a chissà quale treno.
E così tra ricordi di sguardi che nemmeno il tempo cancella siedo, sul tappeto del mio oggi, la musica va, come un mare sonoro da cui farsi cullare, e come il mare complice della mia irrequietezza, tace tutte le verità che non dico.
Fine anno è sempre tempo di bilanci, consuntivi sui budget da rispettare, previsioni da non sforare e business plan da realizzare, le colonne di numeri sono alte come i brividi dei baci di cui non ci consumiamo più.
Il netto circolante del mio amore è sempre meno, che sia verso me o gli altri, non mi resta che qualche istante di tenerezza nell'arco di giorni in cui si potrebbe affogare di amarezza. Dei venti e delle passioni non vi è che qualche brezza di desiderio in cui annichilire le velleità delle antiche illusioni.
Ho ipotecato tutte le emozioni e mi ritrovo indebitato nei confronti della vita che ho speso, il fiato corto e la speranza secca di quel paio di carte che ti risolvono la partita.
Come una fonte arida do acqua cattiva, amara, a berla non mi resta che la sete di altra sete.
Tu in questo specchio un tempo gentile e fondo è da troppo che non ti specchi più.
L'utile netto di questo mio tempo è solo una terribile nostalgia, il resto son parole disperse.

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