Una notte lunga un rimpianto
Eri li, seduta in un
angolo, con un bicchiere che raramente lasciavi vuoto
Quasi a compensare
l’assenza del verde indefinito dei tuoi occhi.
Quegli occhi che
avrebbero potuto crocifiggere anche un re
se ne stavano lì
seduti in un angolo della tua anima.
Io venni a cercarti
tra la speranza e la disillusione,
le nostre parole,
lembi di fiamme nella notte.
Lasciai andare i miei
amici, persi un treno, smarrii qualche buon sentimento,
ma scoprii il caos dei tuoi occhi arrabbiati e vuoti.
Io, incurante della
strage delle mie illusioni
volevo abitare la tua
vertigine.
Tu, belva ferita,
pericolosamente bella
Volevi solo fare a
brandelli ogni uomo sospetto d’amore
Amarti, fidarmi,
abbandonarmi
un castello di sabbia
in cui custodire
qualche fragile speranza.
E tra le curve della
tua dolcezza sgualcita
Sarebbe uscita
sicuramente
L’onda che avrebbe cancellato ogni cosa.
La tua anima bella e
spenta
è la musica più densa
di malinconia che abbia mai ascoltato
come faccio a non
pensarti nelle preghiere che non hanno più un Dio
in queste cose che
scrivo quando la vita mi scioglie i nervi
se non avessi gettato
la tua bellezza nei canali
se non ti fossi
sporcata donandoti agli sguardi ma non agli occhi
se non avessi perso
la tua essenza rara
come una rosa sul
limitare dell’Estate.
Ed invece l’unica
cosa che mi resta
è il fermo immagine
d’un bacio non colto
il rimpianto di una
notte,
trovata, conosciuta, amata e perduta.
Donna irrinunciabile,
sprecata e sacra
quando vecchi e
sconfitti
saremo opachi e
indecifrabili come i tatuaggi della nostra generazione
ripensa a quella sera
d’agosto quando
mi negasti di
toccarti l’anima con amore,
se ti salirà un
giorno una lacrima da questo rimpianto
sarà salata come il
mare in cui avrei voluto affogare quella notte.
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