I vantaggi della debolezza

I VANTAGGI DELLA DEBOLEZZA da Sommario di Decomposizione E.M Cioran 

L'individuo che non superi la sua natura di bell'esemplare, di modello compiuto, e la cui esistenza si confonda con il suo destino vitale, si colloca al di fuori dello spirito. La mascolinità ideale - ostacolo alla percezione delle sfumature - implica insensibilità nei riguardi del soprannaturale quotidiano, da cui l'arte attinge la sua sostanza. Più si è natura, meno si è artisti. Il vigore omogeneo, indifferenziato, opaco, fu idolatrato dal mondo delle leggende, dalle fantasie della mitologia. Quando i greci si diedero alla speculazione, il culto dell'efebo anemico sostituì quello dei giganti; e gli eroi stessi, babbei sublimi ai tempi di Omero, divennero, grazie alla tragedia, portatori di tormenti e di dubbi incompatibili con la loro rozza natura. 
La ricchezza interiore deriva dai conflitti che manteniamo vivi in noi; ora, la vitalità totalmente padrona di se stessa conosce soltanto la lotta esterna, l'accanimento sull'oggetto. Nel maschio snervato da una dose di femminilità si affrontano due tendenze: attraverso ciò che in lui è passivo egli coglie tutto un mondo di abbandoni; attraverso ciò che è imperioso converte la sua volontà in legge. Finchè i suoi istinti restano inalterati, egli concerne solo la specie; ma non appena si insinua in lui un'insoddisfazione segreta, diventa un conquistatore. Lo spirito lo giustifica, lo spiega e lo scusa e, collocandolo nell'ordine degli sciocchi superiori, lo abbandona alla curiosità della Storia - indagine sulla stupidità in azione...
Colui per il quale l'esistenza non costituisce un male al tempo stesso intenso e vago non riuscirà mai a porsi al centro dei problemi, né a conoscerne i pericoli. La condizione propizia alla ricerca della verità o dell'espressione si trova a metà strada fra l'uomo e la donna: le lacune della "virilità" sono la sede dello spirito... Se la femmina pura, che non sarebbe possibile sospettare di alcuna anomalia sessuale e psichica, è interiormente più vuota di una bestia, il maschio intatto corrisponde perfettamente alla definizione del "cretino". Pensate a un qualsiasi essere umano che abbia attratto la vostra attenzione o suscitato la vostra passione: nel suo meccanismo qualcosa si è guastato a suo vantaggio. Noi disprezziamo giustamente coloro che non hanno mai messo a profitto i loro difetti, che non hanno sfruttato le loro carenze e non si sono arricchiti delle loro perdite, così come disprezziamo ogni uomo che non soffra di essere uomo o semplicemente di essere. Non si può quindi infliggere a qualcuno offesa più grave che chiamarlo "felice", né lusingarlo di più attribuendogli un "fondo di tristezza"... Il fatto è che la gaiezza non è collegata ad alcun atto importante e che, al di fuori dei pazzi, nessuno ride quando è solo.
La "vita interiore" è prerogativa dei delicati, di quegli aborti frementi, soggetti a un'epilessia senza caduta né bava. L'essere biologicamente integro diffida della "profondità", ne è incapace, vede in essa una dimensione sospetta che nuoce alla spontaneità degli atti. Non si inganna: con il ripiegamento su se stesso comincia il dramma dell'individuo - la sua gloria e il suo declino; isolandosi dal flusso anonimo, dallo scorrere autoritario della vita, egli si emancipa dai fini oggettivi. Una civiltà è "minata" quando sono i delicati a darle il tono; ma grazie a loro, trionfa definitivamente sulla natura - e sprofonda. Un supremo esemplare di raffinatezza riunisce in sé l'esaltato e il sofista: non aderisce più ai propri slanci, li coltiva senza crederci; è la debolezza onnisciente delle epoche crepuscolari, che prefigura l'eclissi dell'uomo. I delicati ci fanno intravedere il momento in cui i portinai saranno estenuati da scrupoli di esteti; in cui i contadini, piegati dai dubbi, non avranno più il vigore necessario a impugnare l'aratro; in cui tutti gli esseri, rosi dallo chiaroveggenza e svuotati dagli istinti, si spegneranno senza la forza di rimpiangere la prospera notte delle loro illusioni...

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