Recensione: American Sniper

Ebbene, dopo molto tempo sono tornato al cinema e quello che ho visto mi è piaciuto parecchio. Si parla di American Sniper, film biografico diretto da Clint Eastwood che narra la vita di Chris Kyle, Navy Seal e tiratore scelto dell’esercito americano.
Vedendo per la prima volta il trailer e conoscendo la natura biografica del film avevo paura che fosse uno di quei casi in cui l’anteprima viene studiata ad arte per attirare schiere di bifolchi in cerca di scene d’azione, salvo poi trovarsi un film con una mole di dialoghi spropositata. Sbagliavo in entrambi i casi, ma procediamo con ordine.
Il trailer mostra la scena iniziale del film, il protagonista copre dall’alto i suoi compagni, si presenta una donna con un bambino, la donna passa al figlio una granata che la prende e si avvia verso i soldati, il cecchino prende la mira e … Cambio di scena, il cecchino è solo un ragazzino che va a caccia con il padre. Eastwood dimostra tutta la sua abilità di regista, con poche e brevi scene riesce a mostrare la vita di Kyle, un’importante lezione di vita suo padre, come ha conosciuto la moglie, come dopo un attacco terroristico si sente in dovere di proteggere la sua patria e la sua famiglia e decide di arruolarsi.
L’addestramento è duro ma non demorde, dopo l’11 settembre 2001 poi è ancora più determinato, diventa un bravo tiratore e viene spedito in Iraq. Qui grazie alla sua abilità diventa una leggenda vivente, il miglior tiratore mai esistito nell’esercito americano.
Il film è molto crudo ma mai eccessivo, le scene cruente sono presentate con onestà e senza spettacolarizzare la morte, mentre le scene parlate sono molto interessanti da seguire. Nonostante ad una prima occhiata possa sembrare la solita celebrazione americanista in realtà si tratta solo della storia di un soldato, un uomo determinato ma con sentimenti e fragilità umane. Si sente spesso parlare di soldati che “non sono mai veramente tornati” e anche qui la frase viene ripetuta diverse volte, Kyle infatti quando è a casa con la sua famiglia non si sente a suo agio, all’inizio per un senso del dovere che lo porta a voler tornare al fronte per dare il suo contributo,  poi solo per aiutare e proteggere i suoi compagni.
Questo atteggiamento lo porta ad allontanarsi sempre più dalla sua famiglia e solo quando davvero rischia la vita per portare a termine il suo compito, capisce che deve tornare a casa.
Non mi dilungherò sul finale, la storia di Kyle è di dominio pubblico e non vi farò spoiler, consiglio invece di vedere il film se siete appassionati del genere bellico, ma anche solo a chi vuole vedere un film ben fatto. Non ho conoscenze  per dare un giudizio tecnico di questo tipo ma so riconoscere le differenze tra questo film e tutto ciò che ho visto fin’ora, scene essenziali montate con assoluta perizia e grandissimo ritmo ne fanno un film che scorre velocemente nonostante le due ore abbondanti.

-Madness-

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