Ho ventitré anni e vedo nero...


Ho ventitrè anni e vedo nero. Dovrebbe essere la primavera della mia vita e faccio di tutto perché lo sia, eppure nel mondo fuori si sente già il vento di un inverno imminente. Sono cresciuto bevendo a ogni possibilità che mi si presentava. Mi sono arricchito di libri, di musica, di arte, di storia, di pensieri. Ho rubato a grandi mani dovunque, idee, riflessioni, valori, filosofie, artisti, colori, mondi. Mi sono cibato di tutto perché il mondo me lo lasciava fare. E poi un giorno ti rendi conto che tutto quello che avevi preso ora ti pesa, ti schiaccia la schiena ti piega in due sul tuo futuro, come un soldato alla fine di un saccheggio. 
Se avessi delle speranze a portata di mano potresti anche drizzare la schiena, andare avanti a testa alta. Ma dove trovare speranza in un mondo così, in una società dove vieni spremuto come un limone, in cui devi rinunciare ai tuoi desideri, piegarti e umiliare ogni tuo sogno perchè i giorni dei sogni sono finiti, sei arrivato tardi vengono a dirti, ci siamo prima noi. 
Questa è la mia storia, la storia di migliaia di altri, la storia della mia generazione, una generazione che probabilmente perderà, come le altre che gli sono precedute, questa però è la primavera del mondo che lotta per non appassire. Rispetto per chi vivrà senza certezze, senza speranze in un mondo sempre più d’asfalto e piombo. E’ la storia d’una generazione che anche se non sovvertirà nulla è arrabbiata e non deve restare senza voce. Non ho l’arroganza di dire che debba essere io quella voce, la voce d’uno per quanto forte che sia si può sempre mettere a tacere invece la voce d’una massa di gente arrabbiata e delusa non la si può mettere a tacere, è la stessa voce che canta i canti di rivoluzione e che chiede che il mondo migliori.
Ma ora mentre scrivo, per quanto senta nell’aria la rabbia di chi come me bestemmia se stesso al cielo mentre vive un qualcosa di non suo, ora nel buio di questa stanza sono solo.
Ho avuto la fortuna di nascere alla fine della contemporaneità mentre la guerra fredda si scioglieva come neve al sole, mentre tanti fili univano il mondo in una stretta rete, mentre i popoli iniziavano tutti a credere che la libertà e il progresso fossero nel loro domani.
Ho avuto la sfortuna di nascere in un mondo dove vi sono miliardi di persone e alcune decine che le sfruttano, mentre chi era nato negli anni trenta succhiava ancora il seno del potere e del denaro, e mentre chi lavorava giorni interi a fine mese vedeva togliersi percentuali su percentuali da ciò che guadagnava. Tutti sembravano volere qualcosa da te, sapevi di che morte morire, sapevi tra quali sogni potevi scegliere, sapevi a cosa andavi incontro, sapevi che dipendevi da tutto e non contavi nulla, forse perchè in fondo non avevi che la possibilità d’essere nulla. I posti al sole erano già tutti occupati, ed erano presidiati da mille lupi famelici e a te di mischiarti con quella gente probabilmente non ti andava.
Se vuoi una vita tranquilla prenditi una vita da Ikea, con tutto già confezionato tutto già pronto, in ogni casa la stessa lampada da 15 euro, il tavolo in legno svedese, sopra la tua porzione di cibo già confezionata, nell'armadio tutti i vestiti della stessa marca, quella del denaro, per sentirvi belli vi specchierete nel televisore al plasma, vi curerete l’autostima guardando il grande fratello sul digitale terrestre, penserete di aver visto il mondo per essere stati a Sharm, vivrete il grande amore accontentandovi di chi vi capita, magari tradendolo con una sedicenne dall'accento straniero nell’angolo d’un buio parcheggio, ascolterete musica senza senso alcuno e dentro ci vedrete. Guardando i telegiornali vi rassicurerete della vostra felicità, subordinerete il vostro lavoro alla busta paga, sopporterete fino alla pensione, ingrigendo sempre che il cuore non vi faccia un favore e indignato smetta di battere prima.
Non tutti vogliono questo, alcuni vogliono vivere davvero, esprimere se stessi, la loro unicità, pensare con la propria testa, progettare cose nuove e metterci passione, idee e amore per farle crescere. Alcuni vogliono poter dire la loro perchè mai come in questi anni agli uomini è data la possibilità di pensare sempre che non preferiscano delegare a qualcun’altro questo compito importante. Nel mondo l’umanità corre la sua folle corsa tra azioni sconsiderate e buoni propositi ma cercando di migliorarsi perchè ora ve ne è la reale possibilità.
Ma non qui in Italia, questo è un paese per vecchi, da qui se ne stanno andando tutti il futuro non porta la nostra bandiera, decenni di scelte sbagliate non ci lasciano scelta fuggire o appassire qui.

Commenti

  1. Permettimi di provare a consolarti con dei versi miei:

    "Redeunt Saturnia regna!
    Di ogni giorno
    Grave miseria segna
    Aureo ritorno."
    (http://infimaenugae.wordpress.com/2011/08/16/x/)

    Prendendo in prestito anche da Virgilio (Bucoliche, Ecloga IV), gioisci! Una miseria materiale e spirituale come quella attuale non può che significare che ci troviamo al culmine dell'età del ferro. Il ciclo delle ere continua, a breve tornerà l'età dell'oro: Redeunt Saturnia Regna!

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  2. Bellissimi versi di speranza, complimenti per il tuo blog continua a cesellare questi piccoli diademi di parole auree....

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