Kundera ha sempre ragione

Vivere: nel vivere non c'è alcuna felicità. Vivere: portare il proprio io dolente per il mondo. Ma essere, essere è felicità. Essere: trasformarsi in una fontana, in una vasca di pietra, nella quale l'universo cade come una tiepida pioggia. (KUNDERA) Quando partii per il mio viaggio e tornai diverso, cambiato, conscio che la vita era ogni giorno pronta a sorprendermi e portarmi per mano scrissi che da lì a quel momento avrei dovuto vivere e non più esistere. Avevo attribuito al termine esistere una connotazione di passività, di malsana routine unta di discorsi e domandine tutte uguali, quel distruggere per costruire eterno che ci segna rughe sulla faccia; Esistere significava per me fare, ma fare inconsciamente, ormai abituati a riconoscersi e a specchiarsi sempre nella stessa pozzanghera e così cercavo sorgenti d'acqua pura doveva poteva scorrere la poesia e l'arte e la saggezza dei grandi lumi del passato. Da esteta illuso volevo i particolari giusti per far si che la vita che vivevo poteva prendere una forma immortale, degna di essere ricordata perchè il fatto e il sentimento dentro a quel fatto dovevano per forza essere unici. Vivere.. pensavo fosse questo, cercare disperatamente in una persona, in un amore, in una giornata in spiaggia, nelle serate con gli amici quella scintilla per far si che quel momento poteva arricchirmi, costruirmi, ma soprattutto sorprendermi. Pensavo sempre di aver troppo voglia di vivere ma forse pensavo troppo perchè la depressione mi vinse facilmente dopo una, due, tre cento delusioni umane, lavorative, sentimentali, morali, e allora avevo voglia di scappare a Londra, Parigi, Barcellona, non si sa bene dove ma via, lontano da tutto e da tutti per scrivere e morire a trent'anni d'infarto o di freddo su una panchina di un parco; Via da qui, purchè me ne fossi andato, senza lingua, senza troppi vestiti, senza la mia discografia dei Doors, Afterhours, Beatles, senza amore, solo soldi penna e disperazione. Ora mi sento di essere uscito dal pozzo e c'è luce; Ho sentito sulla pelle che la vita e tutte le sue soddisfazioni più grandi e profonde stanno dentro di noi, noi per come siamo, per come agiamo, per come ci arrangiamo, la nostra essenza è il risultato sugli altri, la considerazione, la stima, l'affetto, la riconoscenza, l'autorità. L'io ci porta a soffrire ed è l'io a farci risalire, quei facili entusiasmi, quelle frivole scusanti e quelle cause esterne sono irrilevanti perchè sia nel bene che nel male è l'io che ci domina e ci direziona nella vita. Quindi ora mi correggo, perchè ho cambiato pelle, ora scolpisco su una tavola che bisogna essere consci di noi stessi e costruirsi dato che siamo bestie intellettuali; anche se solo pochi lo sono... ma chi lo è sa che dopo un pò ha bisogno di aprire un libro, andare ad un concerto, scrivere della malinconia che ci invita a danzare ad Ottobre, a costruirsi perchè secco e vuoto, a lasciare una traccia personale in questa merda di umanità ignorante e senza interessi culturali. La Felicità è essere quindi e non vivere, vivere è troppo strazianti per gli animali intellettuali perchè anche se sono intellettuali son pur sempre animali e non appassirà il loro desiderio d'evasione dal sistema perchè rimarrà attaccato alle loro spalle come la tigre di Bukowski. Fanculo... dopotutto Kundera ha sempre ragione. AUTORE:CINCINNATUS

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