Esperienza estetica

Quando accadde era come trovarsi in un palco di città ma non me ne accorsi fino in fondo, così sbirciai dietro quel sipario di velluto colore rosso fuoco e vidi una platea piena di gente pronta per assistere alla recita.

Ma non capivo né cosa volessero da me nè tantomeno cosa io avrei potuto dare a loro dato che la sceneggiatura cosi come la storia e quella stessa situazione mi erano sconosciute.

Cercavo di staccarmi dal quel clima virtuoso della Serenissima e dietro le quinte, lì seduto poco distante da me, mi vedevo osservato da me medesimo; quel sosia osservava e prendeva nota nel mio (ma anche suo) piccolo book ed infine godeva (solo lui) di quella cornice così romance.

Annotò solamente due parole “esperienza estetica” ma nella sua mente già si intrecciavano come capelli delle storie castane, elementi barocchi, fatti pompati di gloria e impregnati di mieloso romanticismo ovvero quegli ingredienti essenziali per il vostro dramma esteta.

Quando accadde sembrava quasi stessi aspettando un copione scendere dall’alto dove potevo leggere i dialoghi di quell’incontro da me non voluto ma capitato come quei raffreddori di mezza stagione. Guardavo il soffitto ma dai quei pannelli di polistirene non scese nessun indizio, nessun deus ex machina corse da me per risolvere quella situazione, lo necessitavo perché appena scoprii che mi trovavo a Venezia e di fronte a me vi era una coraggiosa studente Erasmus di Tolosa dotata di appartamento e ironia contagiosa ecco che mi accesi sforando nelle banali domande di routine.

Solamente dopo, quando le tematiche si fecero più impegnate e segnate dall’esperienza personale, mi mostrai più disinvolto, affrontando la comunicazione con maggiore interesse; e quando si racconta ad una sconosciuta la proprio esperienza è come sbottonarsi i primi bottoni della polo e lasciare il collo indifeso al morso della vampira che avete davanti.

E’ pur sempre un pezzo di voi stessi che state facilmente offrendo in pasto ma dipende da come siete abituati, io per esempio preferisco senza dubbio restare in balia di morsi e succhiate primitive.

Tolosa? Chissà dove si trovi esattamente? Ma che importava dopotutto?!

Lei è venuta o meglio scappata a Venezia per due motivi che la fanno regina indiscussa del corridoio.

E sia nel caso Tolosa faccia schifo e abbia voluto andarsene, sia che Venezia l’abbia attirata a sé.. in entrambi i casi lei mostra palle, senso di adattamento e approccio profondo alla vita.

Potrebbe anche essere una pessima attrice, una sciacquetta esperta, una bigotta bacchettona, una via di mezzo, lunatica o romantica o pessimista ma in fondo quel che mi trasmetteva in quei frangenti era la sua voglia di scopare con la vita, non importa se c’ero io seduto lì accanto a lei e solo per dieci minuti ma era questo tutto ciò che mi aveva comunicato.

La trama della storia era molto banale, segnata dalla sua trepidante attesa di un’interrogazione orale di una irrilevante materia universitaria, attesa, dettata dal fatto che il docente non si accingeva ad arrivare e poi sullo sfondo io, il secondo personaggio seduto lì per futili motivi e trovatomi solamente ora nella condizione di protagonista della sua mattinata; insomma apparentemente doveva fare solo un esame ma praticamente desiderava scoparsi la vita.

e lo capii per la sua volontà di imparare, per una sua quasi morbosa necessità di instaurare una comunicazione, dalla sua disinvolta espressione degli occhi (nonostante le guancie accaldate), per la genuina ingenuità di provare a costruire la sua vita in un italiano instabile e tutto ciò che faceva mi pareva puramente apprezzabile tanto da incuriosirmi terribilmente quasi stregato da un virus che mi contagiò che mi stuzzicò che mi fece starnutire.

Io ero lì ma poteva esserci chiunque altro al posto mio, capitai io lì per condividere con lei quell’ obiettivo primario che solevo impormi circa un anno fa e cioè quell’obiettivo di compiere quella “cosa” memorabile.

Memorabile a tal punto da poterla raccontare a quegli assetati moribondi dei tuoi amici che non aspettano altro che riempirsi le orecchie di quell’imprese per coprire quei vuoti personali dovuti ad una vita atona e scialba, densa di nebbia.

Memorabile a tal punto da potersi innalzare, pavoneggiarsi e guardare tutti dal piedistallo di cristallo e sputare sopra alla normalità;

Memorabile a tal punto da poterla fossilizzare nei propri quaderni e ancor meglio nella tua anima libera in modo da rimembrarla con malinconica bizzarrìa.

Ma per memorabile che s’intende? S’intende quell’azione precisa nella quale giocano insieme chi dico io, e nella quale compaiono ma soprattutto respirano quelle cose con la C maiuscola che circondano la scena, che la caratterizzano, quelle forme che per tutti significano materialità gretta e inconsistente, ma che in realtà sono cornici da toccare, da plasmare, da baciare; quel povero involucro, quel coperchio dorato, quella materia grezza conta tutto per i romantici e soprattutto per gli esteti ansiosi del bello; e se questo è immorale ci piace ancor di più.

E’ fondamentale segnalare il desiderio che sentivo, che ho sentito e che sentirò ancor in altre occasioni perché è parte di me, regna nella parte destra del mio cervello, palpita e prende il sopravvento su tutto.

Il tempo aiuta a cambiarci, ad evolverci ecco che questo desiderio non è ora primario, ma lo è stato non so ora che posizioni occupi so solo che non è in cima alla lista perché se lo fosse non avrei che quel oggi posseggo e non sarei ciò che sono.

Ma nell’animo dell’artista piccolo o immenso il desiderio di pazzia, d’irrazionalità, di odore d’arte che sale nelle narici e inebria tutto il corpo è un senso come tutti gli altri a cui non si può fare a meno di ubbidire e di sfruttare per scopare con la vita e per fare della vita un’opera d’arte, da esporre, d’ammirare e da far ammirare, da rifugiarsi per piangere spesso in solitudine.

Memorabile dunque è quell’azione, perché ciò che nasce da essa è una sensazione esponenzialmente n volte più potente della stessa azione però compiuta quotidianamente con persone, cosette, promesse, sentimentalismi oscuri, scenari normali o pietosi o poco intellettuali o unti di moralità o troppo ingabbiati nella routine perché la frequenza spegne qualsiasi fiamma persino quella del proibito, del nascosto, del perverso.

Ero lì e non aspettavo altro che prendere quel che desideravo io, pretenderlo egoisticamente come era giusto che fosse, come lei l’avrebbe preso e fatto di quel momento un suo pezzo di vita e non un nostro.

La differenza dell’esteta sul romantico è proprio questa credo, e cioè mentre il romantico sente che il contorno gioca un ruolo molto importante ma è preoccupato della realizzazione della complicità sentimentale sul fatto che entrambi vogliano condividere perché senza di TE (una persona) tutto ciò non si potrebbe compiere, perché TE sei la mia dama, la sola e l’unica e questo tramonto sul mare con TE è qualcosa di favoloso, per l’esteta il tramonto sul mare è davvero favoloso e te complice della mia azione potresti essere chiunque basta che rientri nel mio canone estetico.

Potrebbe incutere disprezzo e ribrezzo questo atteggiamento ma è da analizzare un’altra differenza, e cioè coloro che sentono bellezza estetica godono di quei valori artistici che nascono da dentro dimostrandosi i più sensibili e i più apprezzati; coloro invece che hanno come primo fine una soddisfazione prettamente personale montando la panna fino al montabile ecco che essi vanno disprezzati perché non solo montano la loro scena ma smontano pure la vostra, è una differenza molto sottile e per molti impercettibile perché la soddisfazione può essere condivisa ma è in primis assolutamente personale, è istintiva come la voglia di mangiare o ancor più violentemente di uccidere per mangiare, ma esiste e solo chi la sente può comprendermi.

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Ho vissuto quei lampi di vita a primo acchito innocui, sterili con una francese che aveva tratti carini ma non irresistibili ma che proprio per la cornice nella quale lei brillava la rendevano, solamente in un secondo momento, davvero irresistibile.

Irresistibile come un’opportunità che è rara e che ti senti scivolare dalle mani, irresistibile perché la storia e l’arte hanno fatto di Venezia una potenza di fascino e romanticismo.

Irresistibile per altri mille motivi che dipendono dal nostro complicato gusto estetico che come una fantasma vaga nella realtà ma che domina i nostri pensieri più profondi.

Solamente dopo, una volta solo con me stesso, fumando la mia sigaretta sentivo bruciare in me quella voglia di curiosità che si trasformò in creatività, tutto ciò grazie anche a lei ma non solamente per lei.

Ho sentito che sono venuto artisticamente, che quella situazione così anomala con una ragazza anonima (poiché non conoscevo nemmeno il nome) sì è trasformata nel mio inconscio in qualcosa di compromettente.

E così dopo alcune dolci parole di circostanza mi alzai da quel letto ancora nudo, il pavimento di legno scricchiolava mi diressi verso un tavolo vintage di legno scuro per versare dell’altro vino rosso rubino a me e alla mia complice; lei era ancora distesa su quel piccolo letto sfatto, mezza nuda.. voleva disegnare, coperta solo da una coperta di stoffa rossa, tutto era liscio, la sua pelle, quella coperta, il vetro che stringevo in mano, quel foglio ancora intonso che stava per essere segnato e tutto era rosso, rosso non di amore ma di passione, le sue guance provate un po’ dall’orgasmo e un po’ dal vino, rosse erano pure le tende di un rosso vermiglio, calde caldissime quasi fossero quelle del sipario del teatro; una volta alla finestra le toccai e le spostai per vedere fuori.

Mi affacciai e vidi alcuni bambini che giocavano tra loro nella calle, allegri semplicemente allegri con il loro grembiule rosso, e poco più in là c’erano quegli spettatori dell’incipit, io continuavo a sorseggiare sornione quel calice e mi perdevo in quella dimensione liscia, rossa, alcolica, erotica, artistica in quella scena estetica fino all’ultima goccia, una volta svuotato il bicchiere quel pubblico si alzò in piedi e cominciò ad applaudire... quel pubblico ero io.

Autore : Cincinnatus


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